Ibuprofene: cos’è, a cosa serve e quali sono effetti collaterali e controindicazioni

L’ibuprofene è un punto di riferimento nella gestione del dolore, della febbre e dell’infiammazione. Scoperto oltre sessant’anni fa, continua a essere uno dei farmaci più prescritti e studiati al mondo. La sua efficacia, unita a una buona tollerabilità, ne fa uno strumento prezioso, purché utilizzato responsabilmente e nel rispetto delle dosi raccomandate.
In gravidanza, nei bambini e nei pazienti con patologie croniche, il suo impiego deve sempre avvenire su indicazione medica. Usato correttamente, l’ibuprofene rimane un alleato sicuro e affidabile della moderna pratica farmacologica.
Cosa è l’ibuprofene e chi lo ha scoperto
L’ibuprofene è una molecola appartenente alla classe degli acidi arilpropionici, derivata chimicamente dall’acido propionico. La sua scoperta risale ai primi anni Sessanta presso i laboratori della Boots Pure Drug Company nel Regno Unito. Il progetto era guidato dal chimico britannico Dr. Stewart Adams, che stava cercando un farmaco antinfiammatorio efficace ma con minori effetti collaterali gastrointestinali rispetto all’aspirina.
Dopo anni di ricerca e sperimentazione, nel 1961 venne sintetizzato per la prima volta l’ibuprofene (acido ±2-(4-iso butilfenil) propionico). Il farmaco fu approvato per uso medico nel Regno Unito nel 1969 e successivamente negli Stati Uniti nel 1974. La sua introduzione segnò una svolta nella terapia antinfiammatoria, grazie a un miglior profilo di tollerabilità e una notevole efficacia clinica.
Nel corso degli anni, l’ibuprofene è divenuto uno dei farmaci di riferimento per il trattamento del dolore lieve e moderato, della febbre e delle infiammazioni articolari. Oggi è presente in numerosi farmaci da banco e prescrivibili, spesso in combinazione con altri principi attivi.
Il principio attivo dell'ibuprofene
L’ibuprofene è uno dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) più utilizzati e studiati a livello mondiale. La sua efficacia, sicurezza e versatilità ne fanno un pilastro del trattamento sintomatico del dolore e dell’infiammazione. Impiegato sia in ambito clinico che in automedicazione, è disponibile in numerose formulazioni: compresse, capsule molli, sospensioni orali, supposte, gel e pomate per uso topico.
Introdotto inizialmente come alternativa all’aspirina, l’ibuprofene è oggi uno dei farmaci da banco più diffusi al mondo, grazie al suo equilibrio tra efficacia terapeutica e tollerabilità. Tuttavia, come tutti i FANS, deve essere utilizzato in modo responsabile, evitando dosi eccessive o terapie prolungate senza indicazione medica.
Ibuprofene: a cosa serve
L’ibuprofene agisce attraverso l’inibizione reversibile degli enzimi ciclossigenasi (COX-1 e COX-2), responsabili della sintesi delle prostaglandine, mediatori chiave dell’infiammazione, del dolore e della febbre. Bloccando la loro produzione, il farmaco riduce il processo infiammatorio e i sintomi correlati.
Le sue principali indicazioni terapeutiche comprendono:
Dolori muscolari e articolari, come quelli dovuti a traumi, distorsioni o sforzi fisici.
Cefalea e emicrania, in cui riduce la sensibilità dei recettori del dolore e attenua la risposta infiammatoria
Odontalgia e dolori dentali post-operatori, dove allevia l’infiammazione gengivale e del nervo dentario.
Dismenorrea (dolori mestruali), poiché inibisce la produzione di prostaglandine uterine, responsabili delle contrazioni dolorose.
Stati febbrili, sia negli adulti che nei bambini.
Dolori articolari e reumatici, come artrite reumatoide, artrosi e altre patologie muscoloscheletriche.
L’ibuprofene è quindi un farmaco analgesico, antipiretico e antinfiammatorio, efficace su un ampio spettro di disturbi acuti e cronici.
Quali sintomi cura l’ibuprofene?
L’ibuprofene è utilizzato per il trattamento di una vasta gamma di sintomi di origine infiammatoria o dolorosa. I principali comprendono:
Dolori muscolari e articolari: in caso di traumi, contusioni, tendiniti o dolori da sovraccarico fisico.
Cefalee ed emicranie: l’ibuprofene è tra i farmaci di prima scelta per la gestione degli attacchi lievi o moderati.
Mal di denti: riduce dolore e infiammazione nelle infezioni odontoiatriche o post-estrazione.
Dolori mestruali: è uno dei rimedi più efficaci contro la dismenorrea.
Febbre: grazie alla sua azione antipiretica, è indicato in numerose patologie infettive o virali.
Dolori influenzali e raffreddore: contribuisce ad alleviare dolori generalizzati, mal di gola e sintomi febbrili.
In ambito medico, viene prescritto anche per condizioni infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide giovanile o l’artrosi, sempre con monitoraggio specialistico.
Si può usare paracetamolo e ibuprofene insieme?
La combinazione di paracetamolo e ibuprofene può essere utile in alcune situazioni cliniche specifiche, ma deve essere gestita con attenzione. Entrambi i farmaci hanno effetto analgesico e antipiretico, ma differiscono nel meccanismo d’azione: il paracetamolo agisce prevalentemente a livello centrale, mentre l’ibuprofene agisce anche perifericamente riducendo la sintesi delle prostaglandine.
In alcune circostanze, come febbre resistente o dolore intenso, è possibile alternare o combinare i due farmaci per un effetto più completo. Tuttavia, ciò deve avvenire solo sotto indicazione medica. L’assunzione simultanea può aumentare il rischio di tossicità epatica (dal paracetamolo) e renale (dall’ibuprofene), oltre che di irritazione gastrica.
Nei bambini, la pratica di alternare ibuprofene e paracetamolo è talvolta impiegata per controllare la febbre refrattaria, ma le linee guida raccomandano prudenza: è necessario rispettare intervalli di almeno 4-6 ore tra una somministrazione e l’altra e calcolare attentamente le dosi in base al peso.
Negli adulti, la combinazione può essere impiegata nel trattamento del dolore acuto post-operatorio o dentario, per brevi periodi e sotto controllo medico.
Quali sono gli effetti collaterali dell’ibuprofene?
Come tutti i farmaci, anche l’ibuprofene può provocare effetti indesiderati, la cui incidenza aumenta con l’uso prolungato o con dosaggi elevati. Gli effetti collaterali più comuni riguardano l’apparato gastrointestinale, ma possono coinvolgere anche altri organi e sistemi.
Effetti gastrointestinali
Dolore o fastidio gastrico, nausea, vomito, dispepsia.
Gastrite, ulcere e, nei casi più gravi, emorragie gastrointestinali.
Raramente perforazioni intestinali, soprattutto in pazienti anziani o durante trattamenti cronici.
Effetti cardiovascolari: aumento del rischio di ipertensione, trombosi, infarto o ictus, in particolare con uso prolungato o ad alte dosi.
Effetti renali: ritenzione idrica, insufficienza renale acuta, riduzione della diuresi, soprattutto in soggetti disidratati o con malattie renali pregresse.
Effetti epatici: aumento transitorio delle transaminasi, epatite da farmaco (raro).
Effetti allergici e cutanei
Eruzioni cutanee, orticaria, prurito.
Reazioni gravi come sindrome di Stevens-Johnson o necrolisi epidermica tossica (estremamente rare).
Effetti sul sistema nervoso centrale: cefalea, vertigini, sonnolenza, confusione, insonnia.
L’uso prolungato o improprio del farmaco deve essere evitato, e il trattamento deve limitarsi alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.
In generale, l’ibuprofene è controindicato nei pazienti con ipersensibilità nota ai FANS o all’aspirina, con storia di reazioni allergiche gravi (anafilassi, broncospasmo, angioedema), ulcera peptica attiva o sanguinamento gastrointestinale, insufficienza renale o epatica grave, grave insufficienza cardiaca o “triade dell’aspirina” (asma, rinite e poliposi nasale associate a ipersensibilità ai FANS).
Ibuprofene in gravidanza: cosa sapere
Durante la gravidanza, l’uso dell’ibuprofene deve essere valutato con estrema cautela. Le principali agenzie regolatorie (AIFA, EMA, FDA) raccomandano di evitarne l’assunzione nel terzo trimestre, mentre nei primi due trimestri l’uso è consentito solo se strettamente necessario.
Primo e secondo trimestre: l’ibuprofene può aumentare leggermente il rischio di aborto spontaneo o di malformazioni cardiovascolari e gastrointestinali nel feto, soprattutto se assunto ad alte dosi o per periodi prolungati.
Terzo trimestre: l’uso è controindicato perché può provocare la chiusura prematura del dotto arterioso, alterazioni renali nel feto e riduzione del liquido amniotico. Inoltre, può interferire con le contrazioni uterine e aumentare il rischio emorragico nel parto.
Durante l’allattamento, invece, l’ibuprofene è considerato sicuro: passa nel latte materno in quantità minime e non comporta rischi per il neonato, soprattutto se assunto per brevi periodi.
Ibuprofene nei bambini
L’ibuprofene è uno dei farmaci antipiretici e analgesici più utilizzati in pediatria. È indicato nei bambini di età superiore ai 3 mesi e con peso superiore a 5 kg. La dose va sempre calcolata in base al peso corporeo, generalmente 5-10 mg/kg ogni 6-8 ore, senza superare 30 mg/kg al giorno.
È controindicato nei neonati <3 mesi o <5 kg e deve essere evitato in bambini con varicella o asma persistente.
Le formulazioni più comuni in età pediatrica sono:
Sospensioni orali con dosatore graduato, che permettono una somministrazione precisa e sicura.
Supposte, indicate quando il bambino non tollera la via orale o presenta vomito.
L’ibuprofene nei bambini è efficace nel trattamento di febbre, dolori da otite, mal di gola, mal di denti, dolori post-vaccinali e dolori muscolari.
È importante somministrare I’ibuprofene a stomaco pieno per minimizzare il rischio di irritazione gastrica e evitarlo in caso di disidratazione, vomito o diarrea persistente, per non compromettere la funzione renale.
Dosaggio nell’adulto
Negli adulti, la dose abituale varia da 200 a 600 mg ogni 6–8 ore, fino a un massimo di 3200 mg al giorno. È raccomandato usare la dose minima efficace per il tempo più breve possibile.
FAQ
L’ibuprofene è un antinfiammatorio?
Sì. L’ibuprofene appartiene alla categoria dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Inibisce gli enzimi COX-1 e COX-2, riducendo la sintesi delle prostaglandine che mediano infiammazione, dolore e febbre. Grazie a questo meccanismo, agisce contemporaneamente come antinfiammatorio, analgesico e antipiretico.
Si può assumere in gravidanza?
Solo se strettamente necessario e sotto controllo medico. L’assunzione è controindicata nel terzo trimestre per i possibili effetti sul feto e sull’andamento del travaglio. Nei primi due trimestri, il medico deve valutare attentamente il rapporto rischio-beneficio. In allattamento, invece, l’uso è considerato sicuro.
Quando è indicato l’ibuprofene con il ciclo?
L’ibuprofene è uno dei farmaci di prima scelta per il trattamento della dismenorrea primaria. Riducendo la sintesi di prostaglandine uterine, allevia i crampi e i dolori pelvici tipici del ciclo mestruale. La somministrazione deve iniziare ai primi sintomi e può proseguire per 1-2 giorni, con dosi di 200-400 mg ogni 6-8 ore.

AutoreMarco Valentini
Medico laureato con lode presso l’Università di Perugia, attualmente impegnato nella specializzazione in Medicina d’Urgenza. Da due anni lavora presso un Pronto Soccorso DEA di II livello, dove ha sviluppato competenze nella gestione delle emergenze e urgenze.
Parallelamente, frequenta un corso di ecografia internistica e ha completato numerosi corsi formativi nel campo dell’emergenza-urgenza. Durante il percorso accademico ha maturato esperienze internazionali in ospedali di eccellenza, ampliando la sua visione clinica.
Appassionato di pratiche di buona salute e comunicazione empatica, pone il paziente al centro della sua attività clinica, garantendo ascolto e chiarezza per ogni dubbio.
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