Anticorpi monoclonali: cosa sono, come funzionano, produzione ed effetti collaterali

L'avvento degli anticorpi monoclonali ha segnato una delle rivoluzioni più significative nella storia della medicina moderna. Queste molecole, spesso definite "proiettili magici", rappresentano la punta di diamante delle terapie biologiche grazie alla loro capacità di colpire con estrema precisione un bersaglio specifico all'interno dell'organismo.
A differenza delle terapie farmacologiche tradizionali, che spesso agiscono in modo diffuso, gli anticorpi monoclonali sono progettati per riconoscere e legarsi a un'unica struttura proteica, riducendo l'impatto sulle cellule sane e potenziando l'efficacia del trattamento.
Cosa sono gli anticorpi monoclonali
Gli anticorpi monoclonali (spesso abbreviati come mab, dall'inglese monoclonal antibodies) sono proteine prodotte in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere agenti patogeni o cellule anomale. Il termine "monoclonale" indica che queste molecole sono cloni identici tra loro, derivanti da un'unica linea cellulare madre. Ogni anticorpo è programmato per legarsi a un particolare antigene, ovvero una sostanza che l'organismo riconosce come estranea o dannosa.
La loro produzione si basa sulla tecnologia dell'ibridoma o su tecniche avanzate di dna ricombinante. Inizialmente, vengono isolate le cellule b che producono l'anticorpo desiderato; queste vengono poi fuse con cellule tumorali immortali per creare una "fabbrica" perenne di anticorpi. Oggi, la bioingegneria permette di creare versioni umanizzate o completamente umane, minimizzando il rischio che il corpo del paziente rigetti la terapia come estranea. Il meccanismo d'azione può variare:
Segnalazione: marcano le cellule tumorali affinché il sistema immunitario possa individuarle e distruggerle.
Blocco: si legano a recettori specifici impedendo alle cellule di ricevere segnali di crescita o divisione.
Trasporto: possono essere utilizzati come veicoli per trasportare farmaci citotossici o radiazioni direttamente sulla cellula bersaglio, riducendo la tossicità sistemica.
Esiste una relazione tra anticorpi monoclonali e colesterolo?
Uno degli ambiti più innovativi riguarda l'impiego degli anticorpi monoclonali nel trattamento delle ipercolesterolemie gravi, specialmente quando le statine non risultano sufficienti o tollerate. La ricerca ha identificato una proteina chiamata pcsk9 (proproteina convertasi subtilisina/kexina tipo 9) che gioca un ruolo chiave nel riciclo dei recettori del colesterolo ldl nel fegato.
Quando la proteina pcsk9 è troppo attiva, distrugge i recettori ldl, impedendo al fegato di rimuovere il colesterolo "cattivo" dal sangue. Gli inibitori monoclonali della pcsk9, come l'alirocumab e l'evolocumab, agiscono legandosi a questa proteina e neutralizzandola.
Quando possono essere utilizzati?
L'eclettismo terapeutico degli anticorpi monoclonali permette il loro impiego in una vasta gamma di patologie, dalle malattie autoimmuni ai tumori, fino alle malattie neurodegenerative. La loro applicazione dipende dalla capacità di identificare un antigene specifico che guidi la progressione della malattia.
Anticorpi monoclonali e parkinson
La ricerca nel campo del morbo di parkinson si sta concentrando sull'uso di anticorpi progettati per colpire l'alfa-sinucleina. Questa proteina tende ad accumularsi e formare aggregati tossici nel cervello dei pazienti, contribuendo alla degenerazione dei neuroni dopaminergici.
Sebbene molte di queste terapie siano ancora in fase sperimentale, l'obiettivo è utilizzare gli anticorpi per "pulire" lo spazio extracellulare dagli aggregati proteici, cercando di rallentare o arrestare la progressione della malattia invece di limitarsi a trattare i sintomi motori.
Anticorpi monoclonali e linfoma
Nel campo dell'ematologia oncologica, gli anticorpi monoclonali hanno trasformato la prognosi di molti tipi di linfoma. Il rituximab, ad esempio, è stato il primo anticorpo approvato per il trattamento dei linfomi non-hodgkin.
Esso agisce legandosi alla proteina cd20 presente sulla superficie dei linfociti b. Una volta legato, l'anticorpo scatena una risposta immunitaria che porta alla distruzione delle cellule tumorali. Esistono anche anticorpi coniugati che portano cariche radioattive o chemioterapiche direttamente nel cuore del linfonodo malato, aumentando l'efficacia del trattamento.
Anticorpi monoclonali sclerosi multipla
Nella sclerosi multipla, il sistema immunitario attacca erroneamente la mielina, la guaina protettiva dei nervi. Gli anticorpi monoclonali come l'ocrelizumab e il natalizumab intervengono per modificare questo comportamento anomalo.
Il natalizumab impedisce ai globuli bianchi di attraversare la barriera emato-encefalica, evitando che raggiungano il sistema nervoso centrale per causare danni. L'ocrelizumab, invece, agisce selettivamente sui linfociti b che esprimono il marcatore cd20, riducendo la frequenza delle ricadute e rallentando la progressione della disabilità sia nelle forme recidivanti sia in quelle primariamente progressive.
Anticorpi monoclonali effetti collaterali
Nonostante la loro precisione, gli anticorpi monoclonali non sono privi di effetti avversi. Essendo proteine estranee o parzialmente estranee, la risposta dell'organismo può variare considerevolmente. Gli effetti collaterali si dividono generalmente in reazioni immediate legate all'infusione ed effetti a lungo termine legati al meccanismo d'azione specifico.
Reazioni all'infusione: includono febbre, brividi, nausea, eruzioni cutanee e, nei casi più gravi, anafilassi o difficoltà respiratorie durante la somministrazione.
Immunosoppressione: poiché molti anticorpi colpiscono componenti del sistema immunitario, il paziente può diventare più suscettibile a infezioni opportunistiche, riattivazione di virus latenti o tubercolosi.
Tossicità organica: a seconda del bersaglio, possono verificarsi problemi cardiaci (per alcuni anticorpi oncologici), tossicità epatica o disturbi gastrointestinali.
Sindrome da rilascio di citochine: una risposta infiammatoria sistemica massiva che può verificarsi con alcuni trattamenti immunoterapici avanzati, richiedendo una gestione ospedaliera intensiva.
Faq
Che differenza c'è tra un anticorpo monoclonale e un vaccino tradizionale?
Mentre il vaccino stimola il sistema immunitario a produrre autonomamente le proprie difese (immunizzazione attiva), l'anticorpo monoclonale fornisce difese già pronte (immunizzazione passiva). L'effetto del vaccino è duraturo perché crea memoria immunitaria, mentre quello degli anticorpi è immediato ma svanisce quando la molecola viene metabolizzata dall'organismo.
Quanto dura in genere un trattamento basato su anticorpi monoclonali?
La durata dipende strettamente dalla patologia trattata. Nelle malattie croniche come la sclerosi multipla o l'ipercolesterolemia, la terapia può essere continuativa per anni. In ambito oncologico, il trattamento può durare per un numero fisso di cicli o proseguire finché il farmaco mantiene il controllo della malattia senza causare tossicità inaccettabile.
Chiunque può ricevere una terapia con anticorpi monoclonali per il colesterolo?
No, questi farmaci sono solitamente riservati a pazienti ad alto rischio cardiovascolare che non raggiungono i target di colesterolo ldl nonostante le dosi massime di statine. Vengono prescritti attraverso piani terapeutici specialistici e richiedono una valutazione accurata della storia clinica del paziente e della sua predisposizione genetica alle dislipidemie.
AutoreElty
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