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Clamidia: cos’è, come si trasmette e quali sono i sintomi

~November 10, 2025
9 minuti
clamidia

La clamidia rappresenta una delle infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse al mondo, eppure rimane spesso misconosciuta o sottovalutata. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, questa infezione presenta caratteristiche particolarmente insidiose: si stima che circa il 70-80% delle donne e il 50% degli uomini siano asintomatici, il che significa che molte persone possono essere portatrici senza saperlo e trasmettere l'infezione ai propri partner. 

Un aspetto particolarmente delicato riguarda le donne in gravidanza: se soggette a un'infezione da clamidia, durante il parto possono trasmettere il batterio al nascituro, provocando congiuntivite nel 30-50% dei casi e polmonite neonatale nel 10-20% dei casi. Questi dati sottolineano l'importanza della diagnosi precoce e della prevenzione.

Clamidia: che cosa è

La clamidia è un'infezione batterica causata dal microrganismo Chlamydia trachomatis, un batterio intracellulare che si comporta in modo particolare rispetto ad altri agenti patogeni. A differenza di molti batteri comuni, questo microrganismo ha la caratteristica di poter sopravvivere e replicarsi solo all'interno delle cellule umane, il che lo rende particolarmente adatto a colonizzare le mucose genitali, ma anche quelle della gola, del retto e degli occhi.

Il termine "clamidia" deriva dal greco e significa "mantello", in riferimento al modo in cui il batterio si avvolge attorno al nucleo delle cellule ospiti. Questo patogeno è responsabile di quella che viene definita un'infezione a trasmissione sessuale (IST), e rappresenta una delle cause più frequenti di infezioni del tratto urogenitale in tutto il mondo.

La clamidia colpisce principalmente persone sessualmente attive, con una maggiore incidenza nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Questo dato è particolarmente significativo perché evidenzia la necessità di programmi di screening e educazione sessuale mirati verso i giovani adulti.

L'infezione può manifestarsi in diverse forme anatomiche: la forma più comune è quella urogenitale, che colpisce l'uretra negli uomini e la cervice uterina nelle donne, ma esistono anche forme oculari (tracoma) e forme che interessano il tratto respiratorio. Nei paesi industrializzati, la trasmissione sessuale è la modalità predominante di diffusione dell'infezione.

Quali sono i sintomi della clamidia

I sintomi della clamidia, quando presenti, possono variare significativamente tra uomini e donne. Ecco i principali segni da riconoscere:

  • Perdite anomale dai genitali

  • Bruciore o dolore durante la minzione

  • Dolore pelvico nelle donne

  • Dolore testicolare negli uomini

  • Sanguinamento vaginale anomalo

  • Dolore durante i rapporti sessuali

  • Secrezioni rettali (in caso di infezione anale)

  • Mal di gola (in caso di infezione faringea)

Perdite anomale dai genitali

Uno dei sintomi più caratteristici della clamidia è la presenza di secrezioni insolite. Nelle donne, queste perdite possono apparire giallastre o verdastre, con una consistenza diversa dalle normali perdite vaginali fisiologiche. Possono inoltre presentare un odore sgradevole. 

Negli uomini, si manifesta tipicamente con una secrezione biancastra o trasparente dal pene, che può essere particolarmente evidente al mattino.

Bruciore o dolore durante la minzione

La disuria, ovvero il dolore o il bruciore avvertito durante l'atto di urinare, è un sintomo comune sia negli uomini che nelle donne affetti da clamidia. Questo disturbo è causato dall'infiammazione dell'uretra (uretrite) provocata dal batterio. 

Molte persone descrivono questa sensazione come un bruciore intenso o una sensazione di pizzicore che accompagna ogni minzione.

Dolore pelvico nelle donne

Il dolore nella parte bassa dell'addome può indicare che l'infezione si è estesa dall'apparato genitale inferiore a quello superiore, coinvolgendo l'utero, le tube di Falloppio o le ovaie. Questa condizione, chiamata malattia infiammatoria pelvica (PID), è una complicanza seria della clamidia non trattata e può portare a conseguenze a lungo termine come infertilità o dolore pelvico cronico.

Dolore testicolare negli uomini

Negli uomini, la clamidia può causare epididimite, un'infiammazione dell'epididimo, il tubicino arrotolato situato dietro ogni testicolo. Questo si manifesta con dolore e gonfiore in uno o entrambi i testicoli, spesso accompagnato da sensibilità al tatto. L'epididimite richiede trattamento tempestivo per evitare complicanze sulla fertilità.

Sanguinamento vaginale anomalo

Le donne con clamidia possono sperimentare sanguinamenti al di fuori del normale ciclo mestruale o dopo i rapporti sessuali. Questo sintomo si verifica perché l'infezione causa infiammazione della cervice (cervicite), rendendo i tessuti più fragili e suscettibili a piccole lesioni e sanguinamenti.

Dolore durante i rapporti sessuali

La dispareunia, cioè il dolore avvertito durante i rapporti sessuali, è un sintomo che molte donne con clamidia riferiscono. Questo dolore può essere superficiale, localizzato all'ingresso della vagina, oppure profondo, avvertito nell'addome inferiore. Può essere causato dall'infiammazione dei tessuti genitali o, nei casi più avanzati, dalla malattia infiammatoria pelvica.

Secrezioni rettali e mal di gola

La clamidia può infettare anche sedi diverse dai genitali. L'infezione rettale, che si può contrarre attraverso rapporti anali, può causare dolore, secrezioni e sanguinamento dal retto. L'infezione faringea, trasmessa attraverso rapporti orali, può manifestarsi con mal di gola persistente, sebbene spesso sia completamente asintomatica.


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Clamidia dopo quanto si manifesta

Il periodo di incubazione della clamidia, ovvero il tempo che intercorre tra il contagio e la comparsa dei primi sintomi, varia tipicamente da 1 a 3 settimane dall'esposizione al batterio. Tuttavia, è importante sottolineare che questo dato vale solo per coloro che sviluppano sintomi.

La maggior parte delle persone infette rimane asintomatica per settimane, mesi o addirittura anni, continuando inconsapevolmente a trasmettere l'infezione ai partner sessuali. Questa caratteristica rende la clamidia particolarmente insidiosa e sottolinea l'importanza degli screening regolari per le persone sessualmente attive, soprattutto se cambiano partner o hanno rapporti non protetti.

Anche quando si manifestano, i sintomi possono essere così lievi da passare inosservati o essere confusi con altre condizioni meno serie, come infezioni del tratto urinario o irritazioni genitali. Per questo motivo, è fondamentale non affidarsi esclusivamente alla presenza di sintomi per determinare se si è stati contagiati.

Clamidia in gravidanza, cosa sapere

La clamidia in gravidanza rappresenta una situazione che richiede particolare attenzione. Come evidenziato dai dati dell'ISS, una donna in gravidanza con un'infezione da clamidia non trattata rischia di trasmetterla al bambino durante il parto. Il passaggio attraverso il canale del parto espone il neonato al batterio, con conseguenze potenzialmente serie.

La congiuntivite neonatale da clamidia si verifica nel 30-50% dei bambini nati da madri infette. Questa condizione si manifesta generalmente entro le prime due settimane di vita con arrossamento degli occhi, gonfiore delle palpebre e secrezioni. Se non trattata adeguatamente, può causare danni alla vista.

Ancora più preoccupante è il rischio di polmonite neonatale, che interessa il 10-20% dei neonati esposti. Questa complicanza può manifestarsi tra le 4 e le 12 settimane di vita con tosse persistente, difficoltà respiratorie e respiro accelerato. La polmonite da clamidia nei neonati richiede un trattamento antibiotico specifico e può necessitare di ospedalizzazione.

Per questi motivi, tutte le donne in gravidanza dovrebbero essere sottoposte a screening per la clamidia durante il primo trimestre e, in caso di rischio elevato, anche nel terzo trimestre. Il trattamento durante la gravidanza è sicuro ed efficace e può prevenire completamente la trasmissione al neonato.

Come si cura la clamidia?

La buona notizia è che la clamidia è completamente curabile con un trattamento antibiotico appropriato. I farmaci più comunemente utilizzati appartengono alla famiglia dei macrolidi (come l'azitromicina) o delle tetracicline (come la doxiciclina). Il regime terapeutico standard prevede o una singola dose di azitromicina o un ciclo di doxiciclina da assumere per sette giorni.

È fondamentale completare l'intero ciclo di antibiotici prescritto, anche se i sintomi migliorano prima della fine del trattamento. Interrompere prematuramente la terapia può portare a un'eradicazione incompleta del batterio e al rischio di recidiva.

Durante il trattamento, è essenziale astenersi da qualsiasi attività sessuale per almeno sette giorni dopo aver completato la terapia, per evitare di trasmettere l'infezione al partner o di essere reinfettati. Tutti i partner sessuali avuti nei 60 giorni precedenti la diagnosi dovrebbero essere informati, testati e trattati, anche se asintomatici.

Un test di controllo è generalmente raccomandato circa tre mesi dopo il completamento del trattamento, specialmente per le donne e per chiunque abbia fattori di rischio per una reinfezione. Questo perché il tasso di reinfezione entro i primi mesi dalla terapia è relativamente elevato, spesso dovuto a partner non trattati o a nuove esposizioni.

È importante ricordare che aver avuto e curato la clamidia non conferisce immunità: è possibile contrarre nuovamente l'infezione se si entra in contatto con il batterio. Per questo motivo, la prevenzione attraverso l'uso corretto del preservativo e screening regolari rimane fondamentale.

FAQ

C'è un nesso tra clamidia e congiuntivite?

Sì, esiste un legame diretto tra clamidia e congiuntivite. Il batterio Chlamydia trachomatis può infettare gli occhi causando una forma di congiuntivite. Negli adulti, questo avviene generalmente quando mani contaminate con secrezioni genitali infette entrano in contatto con gli occhi. La congiuntivite da clamidia negli adulti si presenta con arrossamento, irritazione, lacrimazione e secrezioni mucopurulente.

Nei neonati, come già menzionato, la congiuntivite da clamidia è una delle complicanze più frequenti della trasmissione materno-fetale durante il parto. Questa condizione, nota come oftalmia neonatale, richiede un trattamento immediato con antibiotici sistemici (non solo colliri) per prevenire danni permanenti alla vista.

Esiste anche una forma più grave e cronica di infezione oculare da clamidia chiamata tracoma, causata da specifici sierotipi del batterio. Il tracoma è una delle principali cause di cecità prevenibile nel mondo, particolarmente diffuso nelle aree con scarsa igiene e accesso limitato all'acqua pulita.

Esiste la polmonite da clamidia?

Assolutamente sì. Esistono diverse forme di polmonite associate alla clamidia, causate da specie diverse del batterio. La Chlamydia pneumoniae è un patogeno respiratorio che può causare polmonite, bronchite e infezioni delle vie aeree superiori negli adulti. Si trasmette attraverso le goccioline respiratorie, non per via sessuale, e rappresenta circa il 10% delle polmoniti acquisite in comunità.

La polmonite neonatale da Chlamydia trachomatis, invece, si verifica nei bambini nati da madri con infezione genitale non trattata. Come indicato dai dati dell'ISS, colpisce il 10-20% dei neonati esposti durante il parto. Questa forma di polmonite si manifesta tipicamente tra il primo e il terzo mese di vita con tosse persistente e secca (definita "staccato"), respiro accelerato e, occasionalmente, difficoltà nell'alimentazione. A differenza di altre polmoniti neonatali, raramente causa febbre.

Il trattamento della polmonite da clamidia richiede antibiotici specifici della classe dei macrolidi, efficaci contro questo tipo di batterio intracellulare.

Come si prende la clamidia?

La clamidia si trasmette principalmente attraverso i rapporti sessuali non protetti: vaginali, anali e orali. Il batterio è presente nelle secrezioni genitali delle persone infette e può passare facilmente da una persona all'altra durante l'attività sessuale. Non è necessaria l'eiaculazione perché avvenga la trasmissione: il semplice contatto tra mucose può essere sufficiente.

È importante sfatare alcuni miti: la clamidia non si trasmette attraverso baci sulla bocca, abbracci, condivisione di asciugamani, stoviglie, sedili del water o piscine. Il batterio non sopravvive a lungo al di fuori del corpo umano e richiede il contatto diretto tra mucose per essere trasmesso.

Le donne in gravidanza possono trasmettere l'infezione al bambino durante il parto naturale, ma non attraverso la placenta durante la gravidanza. Il parto cesareo può prevenire questa trasmissione, sebbene il trattamento materno durante la gravidanza sia l'approccio preferito.

La prevenzione più efficace include l'uso corretto e costante del preservativo durante ogni rapporto sessuale, la limitazione del numero di partner sessuali, e screening regolari per le persone sessualmente attive, specialmente se si hanno nuovi partner o partner multipli. La comunicazione aperta con i partner sessuali sulla salute sessuale e la condivisione dei risultati dei test è fondamentale per prevenire la diffusione dell'infezione.

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