Prenota la tua visitaConfronta prezzi e tempi
GuideGastroenterologiaDisbiosi intestinale: cos’è, sintomi, cura e cause

Disbiosi intestinale: cos’è, sintomi, cura e cause

~November 20, 2025
10 minuti
donna si tiene il ventre con le mani

La disbiosi intestinale rappresenta uno squilibrio della composizione del microbiota intestinale, l'insieme di miliardi di microrganismi che popolano fisiologicamente il nostro tratto gastrointestinale. In condizioni normali, il microbiota intestinale è costituito da una complessa comunità di batteri, virus, funghi e altri microrganismi che vivono in equilibrio tra loro e con l'organismo ospite, svolgendo funzioni essenziali per la salute. Quando questo delicato equilibrio viene alterato, con una riduzione dei batteri benefici e un aumento di quelli potenzialmente patogeni, si sviluppa la condizione nota come disbiosi.

Quando si può parlare di disbiosi intestinale?

Si parla di disbiosi intestinale quando si verifica un'alterazione significativa della composizione qualitativa e quantitativa del microbiota intestinale, con modifiche del rapporto tra le diverse specie batteriche che lo compongono. Questa condizione non rappresenta una diagnosi clinica specifica nel senso tradizionale, ma piuttosto una condizione di squilibrio che può manifestarsi con vari sintomi e che può contribuire allo sviluppo o al peggioramento di diverse patologie.

  • Alterazioni quantitative e qualitative: la disbiosi può manifestarsi con una riduzione della biodiversità microbica, ovvero una diminuzione del numero di specie batteriche diverse presenti nell'intestino. Una minore diversità è generalmente associata a uno stato di salute meno ottimale. Si può verificare anche una diminuzione dei batteri benefici appartenenti ai generi Lactobacillus e Bifidobacterium, essenziali per il mantenimento dell'equilibrio intestinale, accompagnata da un aumento di specie potenzialmente patogene come alcuni ceppi di Escherichia coli, Clostridium difficile o funghi come la Candida albicans.

  • Manifestazioni funzionali: la disbiosi può manifestarsi attraverso disturbi funzionali intestinali che rappresentano spesso i primi segnali d'allarme. La stitichezza cronica, definita come difficoltà nell'evacuazione con ridotta frequenza delle scariche (meno di tre evacuazioni settimanali), può essere correlata a un'alterazione del microbiota che influenza la motilità intestinale e la consistenza delle feci. Al contrario, episodi di diarrea ricorrente o alternanza tra stipsi e diarrea possono ugualmente segnalare uno squilibrio microbico. Il gonfiore addominale persistente, la distensione addominale visibile e il meteorismo con eccessiva produzione di gas intestinali sono manifestazioni comuni della disbiosi, risultanti da processi fermentativi anomali dovuti all'alterata composizione batterica.

  • Contesti clinici associati: la disbiosi intestinale può essere riscontrata in associazione con numerose condizioni patologiche. Pazienti affetti da sindrome dell'intestino irritabile frequentemente presentano alterazioni del microbiota. Malattie infiammatorie croniche intestinali come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono caratterizzate da significative alterazioni della flora batterica. Anche patologie metaboliche come obesità, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica mostrano associazioni con specifici pattern di disbiosi.

I sintomi della disbiosi intestinale

La sintomatologia della disbiosi intestinale è estremamente variabile e aspecifica, potendo coinvolgere non solo l'apparato gastrointestinale ma anche altri sistemi corporei attraverso meccanismi sistemici e infiammatori.

  • Sintomi gastrointestinali: rappresentano le manifestazioni più dirette e frequenti. Il gonfiore addominale con sensazione di tensione e distensione rappresenta uno dei sintomi più comuni e fastidiosi, spesso peggiorato dopo i pasti e correlato a processi fermentativi anomali. Il meteorismo con eccessiva produzione ed emissione di gas intestinali può risultare socialmente imbarazzante e clinicamente significativo. Alterazioni dell'alvo con diarrea, stitichezza o alternanza delle due condizioni sono frequenti. Dolori addominali di tipo crampiforme, spesso localizzati nella regione periombelicale o nei quadranti inferiori dell'addome, possono manifestarsi con intensità variabile. Nausea, sensazione di digestione lenta e malessere post-prandiale sono sintomi addizionali riferiti dai pazienti. La presenza di muco nelle feci può indicare un'irritazione della mucosa intestinale.

  • Sintomi extraintestinali: la disbiosi può manifestarsi con sintomi apparentemente non correlati al tratto gastrointestinale. Stanchezza cronica e affaticamento persistente, difficilmente spiegabili con altre cause, possono derivare dall'alterato assorbimento di nutrienti e dall'infiammazione sistemica di basso grado. Disturbi cutanei come acne, dermatiti, eczema o psoriasi possono peggiorare in presenza di disbiosi attraverso meccanismi immunologici. Alterazioni del tono dell'umore con ansia, irritabilità o sintomi depressivi possono manifestarsi attraverso l'asse intestino-cervello, influenzato dai metaboliti prodotti dal microbiota. Cefalea ricorrente, difficoltà di concentrazione e nebbia mentale sono sintomi neuropsichici correlati. Aumentata suscettibilità alle infezioni, particolarmente respiratorie e urinarie, può derivare dall'alterata funzionalità del sistema immunitario intestinale. Disturbi del sonno, intolleranze alimentari progressive e manifestazioni allergiche possono completare il quadro sintomatologico.

Quanto durano i sintomi della disbiosi intestinale?

La durata dei sintomi della disbiosi intestinale è estremamente variabile e dipende da molteplici fattori, tra cui la causa sottostante, la gravità dello squilibrio, l'eventuale presenza di patologie concomitanti e l'efficacia degli interventi terapeutici implementati.

In alcuni casi, la disbiosi può presentarsi in forma acuta, tipicamente successiva a un evento scatenante ben definito come un trattamento antibiotico, un'infezione intestinale o un periodo di stress intenso. 

In queste situazioni, se la causa viene rimossa e vengono adottate misure correttive appropriate (alimentazione adeguata, eventuale integrazione probiotica), i sintomi possono risolversi nell'arco di poche settimane o alcuni mesi. Generalmente, con un intervento tempestivo e appropriato, il microbiota intestinale può recuperare il proprio equilibrio in un periodo compreso tra 4 e 12 settimane.

Quando la disbiosi si instaura in modo più graduale e persistente, correlata a fattori cronici come alimentazione scorretta protratta, stress persistente, patologie croniche o esposizioni ripetute a fattori lesivi, i sintomi possono persistere per mesi o anni. In questi casi, la risoluzione richiede un approccio terapeutico più prolungato e multifattoriale, con modifiche sostanziali dello stile di vita e dell'alimentazione. Il recupero dell'equilibrio microbico può richiedere diversi mesi, talvolta 6-12 mesi o più, particolarmente se esistono condizioni predisponenti non adeguatamente controllate.

La tempestività dell'intervento terapeutico rappresenta un fattore determinante nella prognosi. L'aderenza del paziente alle modifiche alimentari e allo stile di vita prescritto influenza significativamente i tempi di recupero.


Prenota Visita Gastroenterologica a

Quali sono le cause?

Le cause della disbiosi intestinale sono molteplici e spesso coesistono in un singolo individuo, determinando un effetto sinergico negativo sul microbiota intestinale.

  • Uso di antibiotici: rappresenta una delle cause più comuni e dirette di disbiosi. Gli antibiotici, pur essendo farmaci salvavita quando appropriatamente indicati, non distinguono tra batteri patogeni e batteri benefici della flora intestinale, causando una riduzione significativa della biodiversità microbica. L'uso ripetuto o prolungato di antibiotici può causare alterazioni persistenti del microbiota che possono richiedere mesi per normalizzarsi.

  • Alimentazione scorretta: una dieta povera di fibre, ricca di zuccheri raffinati, grassi saturi e alimenti ultraprocessati favorisce la proliferazione di specie batteriche potenzialmente dannose a scapito di quelle benefiche. La carenza di prebiotici naturali (fibre alimentari che nutrono i batteri benefici) e l'eccessivo consumo di additivi alimentari, conservanti ed edulcoranti artificiali possono alterare l'equilibrio del microbiota. Una dieta monotona con scarsa varietà alimentare riduce la biodiversità microbica intestinale.

  • Stress cronico: lo stress psicofisico prolungato influenza negativamente il microbiota intestinale attraverso l'asse intestino-cervello. L'attivazione persistente della risposta allo stress modifica la motilità intestinale, la secrezione di muco protettivo e la permeabilità della barriera intestinale, creando condizioni favorevoli allo sviluppo della disbiosi.

  • Altri farmaci: oltre agli antibiotici, numerosi altri farmaci possono influenzare il microbiota. Gli inibitori della pompa protonica (farmaci per la riduzione dell'acidità gastrica), utilizzati a lungo termine, possono alterare l'equilibrio microbico. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), utilizzati cronicamente, possono danneggiare la mucosa intestinale favorendo la disbiosi. Alcuni psicofarmaci e contraccettivi orali possono influenzare la composizione del microbiota.

  • Infezioni intestinali: episodi di gastroenterite acuta causati da batteri, virus o parassiti possono lasciare alterazioni persistenti del microbiota anche dopo la risoluzione dell'infezione acuta, una condizione nota come disbiosi post-infettiva.

  • Fattori ambientali e stile di vita: la sedentarietà e la mancanza di attività fisica regolare influenzano negativamente la diversità microbica. L'esposizione a sostanze tossiche ambientali, pesticidi e inquinanti può alterare il microbiota. Il consumo eccessivo di alcol e il fumo di sigaretta esercitano effetti deleteri sulla flora intestinale. Alterazioni del ritmo sonno-veglia e privazione cronica di sonno possono influenzare negativamente l'equilibrio microbico.

Come si cura la disbiosi intestinale?

Il trattamento della disbiosi intestinale richiede un approccio multifattoriale e personalizzato, che comprende modifiche alimentari, integrazione specifica e correzione dei fattori causali quando possibile.

  • Intervento alimentare: rappresenta il cardine del trattamento. L'aumento dell'apporto di fibre alimentari attraverso il consumo abbondante di verdure, frutta, legumi e cereali integrali fornisce substrato per i batteri benefici. L'inclusione di alimenti fermentati naturalmente come yogurt, kefir, crauti, kimchi e miso può contribuire a reintegrare i batteri benefici. La riduzione drastica di zuccheri raffinati, dolcificanti artificiali e alimenti ultraprocessati limita il nutrimento dei batteri potenzialmente dannosi. Una dieta varia e ricca di alimenti vegetali diversi favorisce la biodiversità microbica. 

  • Integrazione probiotica: i probiotici sono microrganismi vivi che, quando assunti in quantità adeguate, conferiscono benefici alla salute dell'ospite. L'integrazione con ceppi specifici di Lactobacillus e Bifidobacterium può aiutare a ripristinare l'equilibrio del microbiota. La scelta del probiotico dovrebbe essere guidata dal medico in base alla sintomatologia specifica e alle evidenze scientifiche disponibili per ciascun ceppo. La durata dell'integrazione varia tipicamente da alcune settimane a diversi mesi.

  • Integrazione prebiotica: i prebiotici sono sostanze non digeribili che stimolano selettivamente la crescita e l'attività dei batteri benefici. Inulina, frutto-oligosaccaridi (FOS) e galatto-oligosaccaridi (GOS) sono esempi comuni di prebiotici che possono essere integrati per supportare il microbiota benefico.

  • Correzione dei fattori causali: identificare e rimuovere o minimizzare i fattori che hanno causato la disbiosi è fondamentale per il successo terapeutico a lungo termine. Questo può includere la riduzione dell'uso di farmaci non essenziali (sempre sotto controllo medico), la gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento, meditazione o supporto psicologico, l'incremento dell'attività fisica regolare e il miglioramento della qualità del sonno.

In casi selezionati possono essere utilizzati enzimi digestivi per supportare temporaneamente la digestione. La glutammina e altri nutrienti specifici possono essere prescritti per supportare l'integrità della mucosa intestinale. In situazioni di sovraccrescita batterica documentata (SIBO - Small Intestinal Bacterial Overgrowth), possono essere necessari trattamenti antibiotici specifici seguiti da una fase di ricolonizzazione con probiotici.

A quale medico rivolgersi

Per la valutazione e il trattamento della disbiosi intestinale, diverse figure professionali possono essere coinvolte a seconda della complessità del quadro clinico e dei sintomi predominanti.

Il medico di medicina generale rappresenta il primo punto di riferimento, in grado di effettuare una valutazione iniziale, escludere patologie organiche significative e indirizzare eventualmente verso specialisti appropriati. 

Il gastroenterologo è lo specialista di riferimento per disturbi intestinali complessi o persistenti, particolarmente quando sono presenti sintomi d'allarme o quando è necessario escludere patologie organiche del tratto gastrointestinale. 

Il nutrizionista o dietista specializzato svolge un ruolo fondamentale nell'elaborazione di un piano alimentare personalizzato, considerando le esigenze individuali, le eventuali intolleranze e le preferenze del paziente. L'immunologo può essere consultato quando la disbiosi si associa a manifestazioni immunologiche o allergiche significative.

Quali esami vengono prescritti

La diagnosi di disbiosi intestinale si basa principalmente sulla valutazione clinica, ma diversi esami possono essere utili per caratterizzare la condizione e guidare il trattamento.

  • Esami delle feci: rappresentano gli strumenti diagnostici più diretti. La coprocoltura permette di identificare la presenza di batteri patogeni. La ricerca di parassiti e uova nelle feci esclude infestazioni parassitarie. L'analisi del microbiota fecale mediante tecniche molecolari avanzate (sequenziamento del DNA batterico) può fornire informazioni dettagliate sulla composizione qualitativa e quantitativa della flora intestinale, sebbene l'interpretazione clinica di questi test richieda esperienza specifica.

  • Esami ematici: esami generali come emocromo completo, indici di infiammazione (proteina C-reattiva, velocità di eritrosedimentazione), funzionalità epatica e renale possono essere prescritti per valutare lo stato generale di salute ed escludere patologie sistemiche. Il dosaggio di vitamine specifiche (vitamina B12, folati, vitamina D) può evidenziare carenze dovute a malassorbimento. Test per celiachia (anticorpi anti-transglutaminasi) e intolleranze alimentari possono essere indicati in casi selezionati.

  • Esami endoscopici: in presenza di sintomi d'allarme (sanguinamento, perdita di peso involontaria, anemia, età superiore a 50 anni con nuova insorgenza di sintomi), possono essere necessari esami endoscopici come gastroscopia o colonscopia con eventuale biopsia per escludere patologie organiche come malattie infiammatorie croniche intestinali, celiachia o neoplasie.

FAQ

C'è un nesso tra disbiosi intestinale e cistite?

Esiste una relazione documentata tra disbiosi intestinale e cistite ricorrente, particolarmente nelle donne. L'intestino rappresenta un reservoir naturale di batteri che possono migrare verso il tratto urinario, specialmente Escherichia coli, responsabile della maggior parte delle infezioni urinarie. Quando il microbiota intestinale è alterato con proliferazione di ceppi patogeni, aumenta il rischio di colonizzazione delle vie urinarie. Inoltre, la disbiosi può compromettere l'efficienza del sistema immunitario locale e sistemico, riducendo le difese naturali contro le infezioni urinarie. Il ripristino dell'equilibrio del microbiota intestinale, particolarmente attraverso specifici ceppi probiotici come Lactobacillus rhamnosus e Lactobacillus reuteri, può contribuire a ridurre la frequenza delle cistiti ricorrenti, rappresentando un approccio complementare alla terapia antibiotica tradizionale.

Fibromialgia e disbiosi intestinale: c'è una relazione?

Recenti evidenze scientifiche suggeriscono una possibile correlazione tra disbiosi intestinale e fibromialgia, sindrome caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento e disturbi del sonno. Studi hanno dimostrato che pazienti fibromialgici presentano frequentemente alterazioni del microbiota intestinale con ridotta biodiversità e aumentata permeabilità intestinale. 

Quando ci si deve preoccupare?

È necessario consultare prontamente un medico quando i sintomi intestinali si accompagnano a segnali d'allarme che potrebbero indicare patologie più serie. La presenza di sangue visibile nelle feci (ematochezia) o feci di colore scuro catramoso (melena) richiede valutazione immediata. Perdita di peso involontaria e significativa (superiore al 5-10% del peso corporeo in pochi mesi) senza modifiche dietetiche intenzionali è sempre un segnale d'allarme. 


Prenota ora una Visita Gastroenterologica

Cerca la prestazione medica di cui hai bisogno.

AutoreElty

Specializzati in tematiche di salute e benessere, ci impegniamo a fornirvi informazioni precise, aggiornate e facilmente accessibili per aiutarvi a vivere una vita più sana.

Chi siamo?
Elty è composto da un team di esperti in salute pubblica, nutrizionisti, medici e giornalisti scientifici. Uniamo le nostre diverse competenze per portarvi articoli che coprono un'ampia gamma di argomenti, dalla nutrizione alla salute mentale, dalla prevenzione delle malattie agli ultimi ritrovati della medicina.

La nostra missione
La nostra missione è chiarire il complesso mondo della salute e del benessere, rendendolo accessibile a tutti. Crediamo fermamente che un pubblico informato sia un pubblico più sano, e ci impegniamo a mantenervi aggiornati con contenuti affidabili e ben ricercati.