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Cefalea a grappolo: sintomi, cause, diagnosi e rimedi. Come riconoscerla e cosa fare durante gli attacchi

~December 23, 2025
6 minuti
cefalea a grappolo

La cefalea a grappolo è universalmente riconosciuta come una delle forme di dolore più intense e debilitanti che l'essere umano possa sperimentare, tanto da guadagnarsi in letteratura medica l'inquietante appellativo di "cefalea da suicidio". 

A differenza delle comuni cefalee tensive, questa patologia si manifesta con attacchi di dolore lancinante e unilaterale, che si presentano in periodi ciclici chiamati, appunto, grappoli. La gestione di questa condizione richiede una diagnosi specialistica tempestiva e un approccio terapeutico mirato, poiché i comuni analgesici da banco risultano quasi sempre inefficaci. 

Quando si può parlare di cefalea a grappolo?

Si parla di cefalea a grappolo quando il dolore si presenta con una periodicità caratteristica: attacchi ravvicinati nel tempo seguiti da periodi di remissione completa. Un "grappolo" può durare da poche settimane a diversi mesi, solitamente manifestandosi con una precisione quasi cronometrica nelle ore notturne o in specifici momenti della giornata. La frequenza degli attacchi durante un grappolo può variare da uno ogni due giorni fino a otto episodi nelle ventiquattro ore.

La classificazione medica distingue due forme principali:

  • episodica: è la forma più comune, dove gli attacchi si verificano per periodi che durano da una settimana a un anno, separati da fasi di remissione senza dolore che durano almeno tre mesi.

  • cronica: si manifesta quando gli attacchi continuano per più di un anno senza periodi di remissione, o con pause che durano meno di tre mesi. Questa forma rappresenta una sfida clinica maggiore per la resistenza ai trattamenti convenzionali.

La differenza con l'emicrania

Sebbene nel linguaggio comune i termini vengano spesso confusi, la cefalea a grappolo e l'emicrania sono entità cliniche distinte. La prima differenza fondamentale risiede nel comportamento del paziente: mentre chi soffre di emicrania cerca il buio e il silenzio assoluto rimanendo immobile, il paziente con cefalea a grappolo è spesso colto da un'irrequietezza motoria estrema, cammina avanti e indietro o dondola il busto per tentare di distrarre il cervello dal dolore atroce.

Altre differenze chiave includono:

  • Durata: l'emicrania può durare da 4 a 72 ore, mentre l'attacco a grappolo è più breve ma più violento, durando solitamente tra i 15 e i 180 minuti.

  • Localizzazione: la cefalea a grappolo è rigorosamente unilaterale (colpisce sempre lo stesso lato durante un grappolo), mentre l'emicrania può cambiare lato tra un attacco e l'altro.

  • Sintomi associati: l'emicrania è spesso preceduta da aura o accompagnata da nausea e vomito, sintomi raramente presenti nel grappolo, che invece si accompagna a segni autonomici evidenti come l'occhio rosso o il naso chiuso.

Quali sono i sintomi associati alla cefalea a grappolo?

Il dolore della cefalea a grappolo è descritto come una sensazione di pugnalata bruciante o di un trapano che perfora l'orbita oculare. Oltre alla violenza del dolore, la diagnosi si basa sulla presenza di almeno uno dei seguenti sintomi autonomici ipsilaterali (che si manifestano cioè dallo stesso lato del dolore):

  • Iniezione congiuntivale: l'occhio appare rosso e fortemente irritato, spesso accompagnato da una lacrimazione abbondante e involontaria.

  • Congestione nasale: sensazione di naso chiuso o, al contrario, rinorrea (naso che cola) limitata alla narice del lato colpito.

  • Edema palpebrale: gonfiore evidente della palpebra che può dare l'impressione che l'occhio sia più piccolo.

  • Miosi e ptosi: la pupilla può apparire più contratta e la palpebra superiore può risultare cadente (sindrome di horner parziale).

  • Sudorazione facciale: intensa traspirazione localizzata sulla fronte o sulla guancia dell'area interessata dal dolore.

  • Senso di pienezza nell'orecchio: alcuni pazienti riferiscono una sensazione di ovattamento o pressione nel condotto uditivo.

Quali sono le cause della cefalea a grappolo

Nonostante i numerosi studi, l'origine esatta della cefalea a grappolo rimane in parte avvolta nel mistero, sebbene la ricerca abbia identificato nel "centro del ritmo biologico" il cuore del problema.

  • Ipotalamo: questa piccola ghiandola cerebrale regola i ritmi circadiani. La sua attivazione anomala spiegherebbe perché gli attacchi si presentano con regolarità stagionale o oraria (spesso durante la fase rem del sonno).

  • Nervo trigemino: il dolore è mediato dall'attivazione del sistema trigemino-vascolare. Il nervo invia segnali di dolore estremo alla faccia e provoca, per via riflessa, i sintomi autonomici sopra descritti.

  • Vasi sanguigni: si verifica una dilatazione dei vasi sanguigni dietro l'occhio che esercita una pressione meccanica sui nervi circostanti, alimentando il circolo vizioso del dolore.

  • Fattori scatenanti: sebbene non siano cause dirette, l'alcol (anche in minime quantità), il fumo di sigaretta, i forti odori chimici e le variazioni brusche di altitudine possono innescare un attacco durante il periodo attivo del grappolo.

  • Predisposizione genetica: circa il 10% dei pazienti presenta una storia familiare di cefalea a grappolo, suggerendo un coinvolgimento di specifici geni legati ai canali del calcio o ai recettori dell'ipotalamo.

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I rimedi e la terapia contro la cefalea a grappolo

Il trattamento della cefalea a grappolo si divide in tre fasi: terapia dell'attacco (per bloccare il dolore acuto), terapia di transizione (per coprire il periodo iniziale) e terapia di prevenzione (per interrompere il grappolo).

Ossigenoterapia

È considerato il trattamento d'elezione per l'attacco acuto. Consiste nell'inalazione di ossigeno puro al 100% tramite una maschera facciale con un flusso di almeno 12-15 litri al minuto per circa 15 minuti. 

L'ossigeno agisce come un potente vasocostrittore e soppressore dei riflessi autonomici, riuscendo a interrompere il dolore nel 70% dei pazienti senza effetti collaterali significativi. È fondamentale che la maschera sia del tipo "non-rebreathing" per garantire la massima concentrazione di gas.

Anticorpi monoclonali

Una delle innovazioni più recenti riguarda l'uso di anticorpi monoclonali diretti contro il peptide correlato al gene della calcitonina (cgrp) o il suo recettore. Queste molecole, somministrate tramite iniezione sottocutanea mensile, si sono dimostrate efficaci nel ridurre significativamente la frequenza degli attacchi nella cefalea a grappolo episodica. Rappresentano una speranza concreta per chi non risponde alle terapie preventive tradizionali come il verapamil o il litio.

Alimentazione e stile di vita

Sebbene la dieta non possa curare una patologia neurologica così complessa, alcune accortezze possono ridurre la soglia di eccitabilità del sistema nervoso:

  • Astensione dall'alcol: durante il periodo attivo del grappolo, anche un solo sorso di vino o birra può scatenare un attacco entro pochi minuti.

  • Regolarità del sonno: mantenere orari fissi per il riposo aiuta a non destabilizzare l'ipotalamo, evitando che alterazioni del ritmo veglia-sonno fungano da trigger.

  • Dieta chetogenica: alcuni studi preliminari suggeriscono che un regime alimentare ad altissimo contenuto di grassi e povero di carboidrati possa avere un effetto stabilizzante sui neuroni, riducendo l'infiammazione cerebrale.

  • Limitazione dei nitrati: evitare cibi conservati come insaccati o carni lavorate, che possono favorire la vasodilatazione.

FAQ

L'ossigenoterapia per la cefalea a grappolo può essere fatta con le comuni bombolette portatili?

Le piccole bombolette di ossigeno da banco sono solitamente insufficienti perché non garantiscono il flusso elevato (12-15 litri/minuto) necessario per bloccare un attacco. Per essere efficace, l'ossigenoterapia richiede bombole ad alto flusso prescritte dallo specialista, dotate di un erogatore specifico e di una maschera che impedisca la dispersione del gas.

Perché i comuni antidolorifici come il paracetamolo non funzionano?

I comuni analgesici richiedono dai 30 ai 60 minuti per fare effetto per via orale, un tempo spesso superiore alla durata dell'attacco stesso. Inoltre, il meccanismo della cefalea a grappolo coinvolge circuiti neurologici profondi e vascolari che non vengono influenzati dai farmaci antinfiammatori non steroidei, richiedendo invece triptani iniettabili o ossigeno puro.

La cefalea a grappolo può scomparire definitivamente con l'età?

In molti pazienti si osserva una tendenza alla riduzione della frequenza dei grappoli con l'avanzare degli anni, e in alcuni casi la patologia può entrare in una fase di remissione spontanea permanente dopo i 60 o 70 anni. Tuttavia, la natura ciclica della malattia richiede sempre un monitoraggio costante per gestire eventuali recidive tardive.


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