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Febbre da fieno: riconoscere e gestire i sintomi stagionali

Revisionato da: Elty~October 09, 2024
10 minuti

La febbre da fieno, nota anche come rinite allergica stagionale, è una reazione del sistema immunitario a specifici allergeni presenti nell'aria, in particolare il polline di piante, erbe e alberi. Questa condizione si manifesta principalmente durante la primavera e l'autunno, quando i livelli di polline sono più alti. I sintomi includono starnuti, prurito agli occhi, naso che cola e congestione nasale. Sebbene non sia una malattia grave, può influire significativamente sulla qualità della vita di chi ne soffre, rendendo necessario un trattamento per alleviare i sintomi.

Febbre da fieno cos'è

La febbre da fieno, nonostante il nome, non comporta generalmente la presenza di febbre. Il termine è stato coniato nel XIX secolo, quando si credeva erroneamente che il contatto con il fieno e altri allergeni stagionali provocasse una condizione simile all'influenza, inclusa la febbre. Tuttavia, oggi sappiamo che si tratta di una reazione allergica, mediata dal sistema immunitario, scatenata dall'esposizione a polline, acari della polvere o altri allergeni ambientali.

Il meccanismo alla base della febbre da fieno coinvolge il rilascio di istamina e altre sostanze chimiche in risposta agli allergeni, che causano un'infiammazione nelle vie respiratorie superiori. Questo processo è simile a quello che avviene durante le infezioni virali, come l'influenza, ma, a differenza di queste ultime, non è accompagnato da un innalzamento della temperatura corporea.

In rari casi, in individui particolarmente sensibili o in concomitanza con altre infezioni, la febbre può svilupparsi come effetto secondario. Tuttavia, non è una caratteristica tipica della rinite allergica, che, per la maggior parte dei pazienti, rimane confinata a sintomi come congestione nasale, starnuti e prurito, senza coinvolgere l'aumento della temperatura corporea.

I sintomi della febbre da fieno

La febbre da fieno  è caratterizzata da una serie di sintomi che coinvolgono principalmente le vie respiratorie superiori e gli occhi che sono il risultato di una risposta ipersensibile del sistema immunitario all’esposizione ad allergeni come il polline. Sebbene la sintomatologia possa variare in base alla sensibilità individuale e alla quantità di allergeni nell’ambiente, vi sono manifestazioni comuni che si riscontrano nella maggior parte dei casi: 

  • rinorrea, ovvero il naso che cola. È spesso accompagnato da una congestione nasale, che può causare difficoltà respiratorie, soprattutto durante la notte. La congestione può anche portare a una riduzione temporanea dell’olfatto e del gusto; 

  • starnuto frequente, spesso provocato dalla presenza di particelle allergeniche nel naso; 

  • sintomi oculari, come prurito agli occhi, lacrimazione e arrossamento, condizioni che nel loro insieme vengono spesso definite congiuntivite allergica. Gli occhi possono apparire gonfi e irritati, e in alcuni casi il prurito può essere così intenso da interferire con le attività quotidiane, come la lettura o l’uso di dispositivi elettronici; 

  • fastidio a gola e orecchie, è una sensazione fastidiosa che è il risultato dell'infiammazione delle mucose delle vie respiratorie superiori, che si estende anche alle aree più sensibili, come il retro della gola e il condotto uditivo. Il prurito può essere persistente e indurre il paziente a schiarirsi frequentemente la gola o a strofinarsi le orecchie, aggravando il disagio; 

  • affaticamento e irritabilità, si presentano solo nei casi in cui la febbre da fieno è più severa. Questi sintomi della febbre da fieno sono dovuti al fatto che la congestione nasale e il prurito possono interferire con il riposo notturno, causando un peggioramento della qualità della vita, soprattutto nei mesi di maggiore esposizione agli allergeni.

Va notato che, nonostante il nome, la febbre da fieno raramente comporta un aumento della temperatura corporea, a meno che non vi sia una complicanza infettiva concomitante, come una sinusite. Tuttavia, il quadro sintomatologico può sovrapporsi a quello di altre condizioni, come il raffreddore comune, rendendo necessaria una diagnosi accurata per distinguere tra queste patologie.

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Febbre da fieno periodo

La febbre da fieno è una condizione allergica stagionale strettamente legata alla presenza nell'aria di particolari allergeni, soprattutto polline. Il periodo in cui questa si manifesta varia a seconda della zona geografica e delle specie di piante prevalenti, ma generalmente, il fenomeno si suddivide in tre principali stagioni di impollinazione: primavera, estate e autunno, ognuna delle quali caratterizzata da diversi tipi di polline che scatenano la reazione allergica. In particolare: 

  • febbre da fieno in primavera, tra marzo e giugno, i pollini più comuni sono quelli degli alberi, come il cipresso, la betulla, il pioppo e l’olmo; 

  • febbre da fieno in estate, i responsabili principali sono i pollini delle graminacee, come l'erba medica e il frumento, che predominano tra maggio e luglio; 

  • febbre da fieno in autunno, il polline delle composite, come l’ambrosia, diventa il fattore allergenico più rilevante, specialmente tra agosto e ottobre.

Di seguito una breve tabella riassuntiva:

Principali allergeni

  • marzo - giugno
    pollini di cipresso, betulla, pioppo e olmo

  • maggio - luglio
    graminacee, erba medica e frumento

  • agosto - ottobre

    ambrosia e artemisia

Oltre al polline, un altro fattore che influisce sulla gravità della febbre da fieno è il clima: le giornate ventose, calde e secche favoriscono la diffusione dei pollini, aumentando la concentrazione nell'aria e, di conseguenza, la possibilità di reazioni allergiche. Al contrario, la pioggia riduce temporaneamente i livelli di polline, poiché contribuisce a far precipitare le particelle al suolo.

Quando si parla di febbre da fieno, quanto dura è una domanda davvero frequente: è importante ricordare che la durata e l'intensità della stagione pollinica possono variare anche a seconda delle condizioni meteorologiche e del cambiamento climatico, che sta influenzando i modelli stagionali di molte piante. Monitorare i calendari pollinici e i bollettini allergologici locali può aiutare chi soffre di febbre da fieno a gestire meglio l’esposizione agli allergeni.

Fattori di rischio della febbre da fieno

I fattori di rischio della febbre da fieno sono legati a una combinazione di predisposizioni genetiche e ambientali. Il principale fattore di rischio è l’atopia, ovvero la predisposizione ereditaria a sviluppare malattie allergiche come asma, eczema atopico e, appunto, rinite allergica. Se uno o entrambi i genitori soffrono di allergie, la probabilità che i figli sviluppino la febbre da fieno è significativamente più alta.

L’esposizione prolungata e ripetuta ad allergeni ambientali - come polline, acari della polvere, peli di animali domestici e muffe - rappresenta un altro importante fattore di rischio. Le persone che vivono in aree urbane, dove l'inquinamento atmosferico è maggiore, tendono ad essere più esposte a sostanze irritanti che possono peggiorare la sensibilità agli allergeni. Anche il fumo passivo, sia nell'infanzia che nell'età adulta, è associato a un rischio maggiore di sviluppare la febbre da fieno.

Infine, il cambiamento climatico ha un impatto crescente sui fattori di rischio: il riscaldamento globale prolunga la stagione dell’impollinazione e aumenta la concentrazione di pollini nell’aria, esacerbando i sintomi della febbre da fieno in chi è già predisposto. Anche una storia di infezioni respiratorie frequenti nei primi anni di vita può contribuire ad aumentare la suscettibilità allo sviluppo di allergie stagionali.

Come sapere a cosa si è allergici?

La diagnosi di febbre da fieno, o rinite allergica stagionale, è un processo che coinvolge diverse fasi, mirate a identificare gli allergeni specifici responsabili della reazione e a confermare che i sintomi siano effettivamente dovuti a un'allergia piuttosto che ad altre condizioni respiratorie simili, come raffreddori o sinusiti croniche.

Il primo passo nella diagnosi consiste in una dettagliata anamnesi clinica, durante la quale il medico raccoglie informazioni sui sintomi, la loro stagionalità e la loro gravità. Il paziente è invitato a descrivere quando i sintomi si presentano, se peggiorano in particolari momenti dell'anno o in determinate situazioni ambientali, e se c’è una storia familiare di allergie, fattore che può aumentare la probabilità di sviluppare la condizione. L'anamnesi permette di delineare un quadro iniziale e di identificare la possibile correlazione tra l'esposizione a pollini o altri allergeni e la comparsa dei sintomi.

Successivamente, il medico può raccomandare test diagnostici specifici per confermare la presenza di un'allergia. Il test cutaneo (prick test) è uno dei metodi più comuni e consiste nell’applicare piccole quantità di diversi allergeni sulla pelle, solitamente dell'avambraccio o della schiena, e nel pungerla leggermente con un ago. Se il paziente è allergico a una delle sostanze, la pelle reagirà sviluppando un piccolo pomfo pruriginoso nel sito di esposizione entro 15-20 minuti.

Un'altra modalità diagnostica è il test del dosaggio delle IgE specifiche nel sangue. In presenza di un'allergia, il sistema immunitario produce un tipo di anticorpi chiamati immunoglobuline E (IgE) in risposta all'esposizione agli allergeni. Il dosaggio delle IgE specifiche può essere effettuato tramite un semplice prelievo di sangue, permettendo di identificare quali allergeni stanno causando la reazione. Questo test è particolarmente utile nei casi in cui il prick test non è praticabile, ad esempio in pazienti con disturbi cutanei o in quelli che assumono farmaci antistaminici.

Infine, in alcuni casi, il medico può richiedere ulteriori esami, come la rinomanometria, per valutare la funzionalità respiratoria delle cavità nasali, o la citologia nasale per analizzare le cellule presenti nelle secrezioni nasali e confermare la presenza di un'infiammazione allergica.

L'insieme di questi strumenti diagnostici consente di formulare una diagnosi accurata e di personalizzare il trattamento, che può comprendere misure preventive, terapie farmacologiche o l’immunoterapia.

Febbre da fieno cura

La cura contro la febbre da fieno può essere portata avanti sia con rimedi farmaceutici, sia naturali, sia - soprattutto - portando avanti una serie di buone norme igieniche che riducono il rischio di avere gravi reazioni. 

Tra i rimedi farmacologici ci sono: 

  • antistaminici, costituiscono il trattamento più comune per la febbre da fieno. Vengono proposti perché bloccano l'azione dell'istamina, la sostanza chimica che il corpo rilascia durante una reazione allergica. L’antistaminico per la febbre da fieno può essere assunto sotto forma di compresse, spray nasali o colliri. Tra i principi attivi più diffusi ci sono la loratadina, la cetirizina e la fexofenadina; 

  • decongestionanti locali, utilizzati per alleviare la congestione nasale perché riducono il gonfiore nei passaggi nasali. Tuttavia, non dovrebbero essere usati per periodi prolungati, poiché possono causare effetti collaterali come l'aumento della pressione arteriosa; 

  • spray nasali a base di corticosteroidi, sono molto efficaci nel ridurre l'infiammazione delle vie aeree e vengono usualmente prescritti per trattare i sintomi più gravi e prevenire recidive. Esempi comuni includono il fluticasone e il mometasone.

Quando si ha la febbre da fieno, i rimedi naturali possono essere un prezioso alleato per poter supportare la fase di prevenzione. Tra le soluzioni più apprezzate ci sono:  

  • lavaggi nasali con soluzione salina, può aiutare a eliminare il muco in eccesso e i pollini, riducendo la congestione. Questa pratica può essere particolarmente utile come complemento ai trattamenti farmacologici; 

  • integratori di quercetina, un flavonoide presente in molti alimenti come cipolle e mele, che può avere effetti antinfiammatori e inibire il rilascio di istamina.

  • olio essenziale di eucalipto, aggiungere qualche goccia di olio essenziale di eucalipto in un diffusore o in una ciotola di acqua calda può aiutare a liberare le vie respiratorie grazie alle sue proprietà decongestionanti.

Infine per poter contrastare la febbre da fieno, la cura può essere condotta anche attraverso delle buone norme di comportamento che consentono di ridurre l’esposizione ai pollini e alleviare i sintomi. Laddove possibile, sarebbe meglio cercare di tenere le finestre chiuse, soprattutto nelle giornate ventose o nelle ore in cui i livelli di polline sono più alti, come il mattino presto. 

Utilizzare filtri anti-polline negli impianti di aria condizionata in casa e in auto può aiutare a mantenere l'ambiente più pulito ed evitare di uscire nelle giornate in cui i livelli di polline sono particolarmente elevati e, al rientro, cambiati subito i vestiti e fai una doccia per rimuovere il polline dal corpo e dai capelli. 

Rimedi contro la febbre da fieno in gravidanza

Contrastare la febbre da fieno in gravidanza richiede un approccio attento, poiché molti farmaci comuni utilizzati per trattare questa condizione potrebbero non essere sicuri durante la gestazione: ecco quindi che il primo passo è consultare il proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco. 

Alcuni antistaminici come la loratadina e la cetirizina sono generalmente considerati sicuri, ma è sempre meglio verificare con il proprio medico e, se i sintomi sono lievi, può essere utile adottare misure preventive naturali. Ad esempio, ridurre l’esposizione ai pollini chiudendo le finestre nelle giornate ventose o utilizzando filtri anti-polline in casa e in auto. Anche i lavaggi nasali con soluzione salina sono un’opzione sicura e naturale per liberare le vie nasali senza rischi per il feto. 

Se la congestione nasale è particolarmente fastidiosa, alcuni spray nasali a base di corticosteroidi, come il fluticasone, possono essere utilizzati sotto controllo medico. Inoltre, tenere sotto controllo i livelli di polline tramite app o bollettini può aiutare a pianificare le uscite all’aperto. 

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