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Tiroidite di Hashimoto: guida completa a diagnosi e trattamenti

Revisionato da: Elty~July 24, 2024
11 minuti
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Tiroidite di Hashimoto: cosa è e chi se ne occupa

La tiroidite di Hashimoto è una malattia cronica autoimmune molto diffusa nella popolazione, che rappresenta la causa più frequente di ipotiroidismo in particolare nei Paesi con una maggiore quantità di livelli di iodio. La tiroide di Hashimoto prende il nome dal dottor Hakaru Hashimoto, che per primo la descrisse nel 1912.

La patologia è caratterizzata da un processo autoimmune nel quale il sistema immunitario del corpo attacca per errore la ghiandola tiroidea, portando a una graduale distruzione del tessuto tiroideo. Il disturbo colpisce maggiormente le donne anziché gli uomini e può avere una componente genetica, spesso presentandosi in più membri della stessa famiglia.

Nella tiroidite di Hashimoto il sistema immunitario rilascia anticorpi che attaccano la tiroide, una piccola ghiandola situata alla base del collo, sotto la laringe. La tiroide ha un ruolo di primaria importanza nella regolazione di molteplici funzioni metaboliche del corpo, producendo ormoni come tiroxina e triiodotironina.

Col passare del tempo l’infiammazione da parte del sistema immunitario può ridurre la capacità della tiroide di produrre ormoni, portando a sintomi di ipotiroidismo come stanchezza, aumento di peso, intolleranza al freddo, depressione, secchezza della pelle e parecchi altri ancora.

Ma la tiroidite di Hashimoto può regredire? La risposta è no: si tratta di una malattia autoimmune cronica e pertanto non ha una cura definitiva al momento. D’altro canto i sintomi e le conseguenze dell’ipotiroidismo che essa provoca possono essere efficacemente gestiti attraverso un appropriato trattamento medico.

La progressione della malattia dunque può essere tenuta sotto controllo, aiutando il paziente a conviverci e a svolgere in tranquillità la propria vita quotidiana, per cui rivolgersi prontamente a un endocrinologo è essenziale per trovare cure e rimedi a seconda della necessità individuale e dei sintomi.

In ogni caso è importante tranquillizzare subito i lettori che per coloro che soffrono di tiroidite di Hashimoto l’aspettativa di vita rimane la stessa, ma è fondamentale che sia correttamente diagnosticata e trattata.

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Tiroidite di Hashimoto: sintomi più frequenti

Nella tiroidite di Hashimoto i sintomi possono essere numerosi e variano da persona a persona, sviluppandosi molto gradualmente. Anche se il sistema immunitario attacca erroneamente la tiroide causando infiammazione e una diminuzione della sua funzionalità, il processo specialmente nelle fasi iniziali può rimanere silente.

Doveroso sottolineare che, nei primi stadi del tiroidismo di Hashimoto, può verificarsi un fenomeno noto come hashitossicosi, dove il danno alla ghiandola tiroidea può causare il rilascio temporaneo di grandi quantità di ormoni tiroidei nel sangue. Ad accompagnarlo ci sono sintomi tipici di ipertiroidismo, quali aumento del metabolismo, perdita di peso, nervosismo, disturbo del sonno, feci molli e tachicardia: questa fase è generalmente temporanea e non tutti i pazienti la sperimentano.

Mano a mano che diminuisce la capacità della tiroide di produrre ormoni, iniziano invece a manifestarsi i veri sintomi di ipotiroidismo, la cui comprensione è di fondamentale importanza per la diagnosi e il trattamento.

In presenza di tiroide di Hashimoto sintomi maggiormente diffusi sono i seguenti:

- Aumento di peso causato dalla riduzione dell’attività metabolica (nonostante l’assenza di cambiamenti nella dieta o nell’esercizio fisico);

- Affaticamento e stanchezza;

- Pelle secca e capelli fragili;

- Sensibilità eccessiva al freddo;

- Costipazione dovuta al rallentamento delle funzioni corporee, tra cui la digestione;

- Depressione provocata dagli sbalzi ormonali che influenzano l’umore;

- Dolore muscolare e articolare;

- Cicli mestruali irregolari nelle donne;

- Ingrossamento della tiroide (detto anche gozzo) che è visibile come un rigonfiamento alla base del collo.

Tiroidite di Hashimoto: diagnosi

Per contrastare la tiroidite di Hashimoto la diagnosi accurata è sempre fondamentale e dev’essere abbinata a una gestione efficace, per cui bisogna rivolgersi a specialisti che comprendono la complessità di questa malattia.

Gli endocrinologi, medici che si specializzano nelle malattie delle ghiandole, tra cui ovviamente la tiroide, sono i più indicati. Possono valutare correttamente i sintomi, eseguire test di laboratorio per misurare i livelli degli ormoni tiroidei e degli anticorpi specifici contro la tiroide e quindi proporre il trattamento più adatto.

La diagnosi tempestiva e il trattamento sono decisivi per gestire bene la tiroidite di Hashimoto e prevenire o minimizzare i problemi a lungo termine associati all’ipotiroidismo. Il trattamento standard richiede la somministrazione di levotiroxina, l’ormone sintetico che sostituisce l’ormone tiroideo mancante, aiutando a normalizzare i livelli ormonali e a mitigare i sintomi.

La tiroide di Hashimoto se non curata può peggiorare seriamente e diventare preoccupante, ma è una condizione gestibile con la giusta assistenza medica. Rivolgersi a un endocrinologo può fare una grande differenza nella qualità della vita di chi è affetto da questa malattia autoimmune.

Adesso scendiamo nel dettaglio e spieghiamo sinteticamente la relazione tra la tiroide di Hashimoto sintomi e cause tipici che possono colpire un paziente ed essere rilevati grazie a un’accurata diagnosi.

Tiroidite di Hashimoto e pancia gonfia

La pancia gonfia può essere un sintomo associato alla tiroidite di Hashimoto, collegata al calo del metabolismo. L’ipotiroidismo è una conseguenza della patologia e può portare a rallentamenti della digestione e motilità intestinale, scatenando gonfiore addominale e problemi digestivi.

Tiroide di Hashimoto e dolori articolari

I dolori articolari possono comparire nei pazienti con tiroidite di Hashimoto come parte della risposta autoimmune generale del corpo. L’infiammazione sistemica, tra cui quella delle articolazioni, può essere un effetto collaterale della disfunzione tiroidea.

Tiroidite di Hashimoto e magrezza

Anche se la tiroidite di Hashimoto è maggiormente associata all’aumento di peso causato dell’ipotiroidismo, certi pazienti possono accusare una perdita di peso, derivante da diversi fattori come il catabolismo muscolare o i problemi gastrointestinali correlati.

Tiroidite di Hashimoto e dolori alle gambe

I dolori alle gambe possono essere legati all’ipotiroidismo causato dalla tiroidite di Hashimoto attraverso meccanismi quali il gonfiore dei tessuti o il dolore neuropatico. I sintomi possono essere gestiti solo con una corretta regolazione dell’ormone tiroideo.

Tiroidite di Hashimoto e problemi agli occhi

Sebbene meno comune, alcuni problemi oculari possono manifestarsi con la tiroidite di Hashimoto, in particolare se la malattia evolve in una condizione autoimmunitaria più ampia che può colpire anche gli occhi, come la sindrome dell’occhio secco o l’infiammazione delle palpebre.

Tiroidite di Hashimoto e prurito

Il prurito può essere dovuto alla pelle secca, un sintomo tipico dell’ipotiroidismo scatenato dalla tiroidite di Hashimoto. La produzione ridotta di sudore e l’alterazione del sebo possono compromettere la barriera cutanea, rendendo la pelle più secca e soggetta al prurito.

Tiroidite di Hashimoto e senso di soffocamento

Un senso di soffocamento e una sensazione di nodo alla gola sono talvolta sintomi diretti dell’ingrossamento della tiroide, altresì chiamato gozzo. L’infiammazione può provocare questo rigonfiamento, il quale esercita pressione sul tratto respiratorio impedendo al paziente di respirare bene.

Tiroidite di Hashimoto e glicemia alta

Di norma non c’è una relazione diretta tra tiroidite di Hashimoto e glicemia alta, anche se l’ipotiroidismo può condizionare il metabolismo alterando la regolazione degli zuccheri nel corpo e contribuendo a una resistenza all’insulina o a variazioni dei livelli di glucosio nel sangue.

Tiroidite di Hashimoto: cause

Le cause tiroidite di Hashimoto non sono ancora del tutto chiare e sono oggetto di studio da parte degli specialisti, è altamente probabile però che sia il frutto di una combinazione di fattori genetici, ambientali e probabilmente anche ormonali. 

Si ritiene che, se nella propria famiglia ci sono stati casi in passato di tiroidite di Hashimoto o altre malattie autoimmuni, allora aumentano la probabilità di svilupparla: questo suggerisce che certi geni in grado di influenzare il sistema immunitario possono avere un ruolo nell’insorgere della malattia.

Anche l’esposizione a determinati virus o batteri è stata rilevata come possibile innesco per la tiroidite di Hashimoto, poiché possono alterare le cellule della tiroide in modo tale che il sistema immunitario inizi a vederle come estranee, scatenando quindi una risposta immunitaria contro di esse. Altri fattori ambientali sono lo stress severo e la radiazione terrestre, entrambi noti per poter intaccare in negativo il funzionamento del sistema immunitario.

Esiste poi una teoria che riguarda l’equilibrio ormonale, soprattutto negli ormoni sessuali femminili, che potrebbe spiegare perché il tiroidismo di Hashimoto è più frequente nelle donne rispetto agli uomini. Ciò si accentua durante periodi di cambiamenti ormonali importanti come la gravidanza o la menopausa, che secondo gli studiosi possono modificare la risposta immunitaria, rendendo le donne più suscettibili a malattie autoimmuni.

Tiroidismo di Hashimoto e gravidanza: come comportarsi

Il tiroidismo di Hashimoto e gravidanza, quando si trovano in concomitanza, meritano di essere monitorati con particolare attenzione in quanto l’uno può influenzare l’altro.

Durante la gravidanza le esigenze ormonali cambiano e, se una donna soffre della tiroidite di Hashimoto, può essere necessario controllare e adeguare i livelli di ormone tiroideo per garantire sia la salute della madre sia il corretto sviluppo del feto. 

La gestione attenta della tiroidite di Hashimoto durante la gravidanza è indispensabile per prevenire complicazioni come il parto prematuro, la preeclampsia e l’ipotiroidismo congenito nel neonato. Il supporto di un endocrinologo e di un ginecologo è sicuramente di grande supporto.

Persino durante la menopausa, le fluttuazioni ormonali possono influenzare la funzione della tiroide e viceversa. Le donne con tiroidite di Hashimoto e menopausa possono avvertire un’intensificazione dei sintomi dell’ipotiroidismo come aumento di peso, stanchezza e sbalzi di umore.

È importante che le donne in menopausa affette dalla malattia consultino regolarmente il proprio endocrinologo per adattare il trattamento tiroideo alle nuove esigenze del corpo.

Tiroidite di Hashimoto: cura e rimedi

Per la tiroidite di Hashimoto cura e rimedi non mancano, in particolare per riuscire a limitare i sintomi e gestirli con efficacia: pur trattandosi di una patologia di natura cronica, il sostegno di uno specialista è fondamentale nell’aiutare il paziente per contrastare in particolare le fasi più critiche della malattia.

Intanto è essenziale capire che la gestione della tiroidite di Hashimoto si basa principalmente sul riequilibrio dei livelli ormonali. Dato che questa condizione porta spesso a un’insufficienza nella produzione di ormoni tiroidei, il trattamento standard implica l’integrazione di questi ormoni attraverso dei farmaci. 

La levotiroxina, una forma sintetica dell’ormone tiroideo, è abitualmente prescritta per compensare la carenza: assumerla regolarmente può aiutare a normalizzare i livelli ormonali, alleviando sintomi come stanchezza, aumento di peso e sensazione di freddo.

I livelli ormonali devono essere costantemente monitorati attraverso visite regolari da un endocrinologo, il quale ha il compito di dosare correttamente la somministrazione del farmaco in base ai cambiamenti del corpo del paziente.

Abbinato al trattamento farmacologico, è di solito suggerito apportare modifiche al proprio stile di vita con una dieta bilanciata che può supportare la funzione tiroidea e il benessere generale. Ma anche saper evitare o comunque limitare le situazioni di stress quotidiano può aiutare a gestire la malattia più di quanto si possa pensare. Lo stress, infatti, può aggravare nel tempo i sintomi dell’ipotiroidismo e influire negativamente sul sistema immunitario.

Tiroidite di Hashimoto: dieta

La dieta per tiroidite di Hashimoto gioca un ruolo importante nel combattere i sintomi e sostenere il funzionamento ottimale della tiroide.

Se da un lato non esiste una dieta universale che vale per tutti i pazienti, dall’altro bisogna dire che prendere scelte alimentari corrette può fare una grande differenza nel migliorare la vita del paziente.

Una dieta ideale per chi soffre di tiroidite di Hashimoto deve essere ricca di nutrienti, vitamina D e fibre che supportano la funzione tiroidea e il sistema immunitario, allo stesso tempo si devono evitare alimenti che possono aggravare l’infiammazione quali glutine, soia, piccanti, alcool e con eccesso di iodio. 

È importante consultare un nutrizionista per personalizzare l’approccio dietetico ed eventualmente adottare una dieta settimanale per tiroidite di Hashimoto, soprattutto perché ogni individuo può avere sensibilità o esigenze diverse. 

Questi i cibi solitamente consigliati per chi soffre di tiroidite di Hashimoto:

- Frutta e verdura fresca;

- Carne magra e pesce;

- Noci e semi;

- Cereali integrali;

- Prodotti con vitamina D;

- Infusi, tè e tisane;

- Legumi.

FAQ Tiroidite di Hashimoto: le risposte alle domande più frequenti

Che cosa comporta la tiroidite di Hashimoto?

La tiroidite di Hashimoto è un disturbo autoimmune in cui il sistema immunitario attacca la ghiandola tiroidea, portando gradualmente a una ridotta funzionalità della stessa. Può quindi causare ipotiroidismo, accompagnato da sintomi quali stanchezza, aumento di peso, depressione, intolleranza al freddo e pelle secca. La malattia può richiedere una gestione a lungo termine, compresa l’integrazione ormonale per compensare la ridotta produzione di ormoni tiroidei.

Si guarisce dalla tiroidite di Hashimoto?

Non si guarisce dalla tiroidite di Hashimoto, in quanto si tratta di una malattia cronica. I sintomi però possono essere tenuti sotto controllo efficacemente con la terapia sostitutiva degli ormoni tiroidei, in tal senso la gestione regolare e la supervisione medica di un endocrinologo sono decisivi per mantenere una buona qualità di vita.

Quali sono le conseguenze della tiroidite di Hashimoto?

Per la tiroidite di Hashimoto le conseguenze possono portare a complicazioni a lungo termine come: ipotiroidismo severo, problemi cardiaci, problemi di fertilità e, in rarissimi casi, una condizione chiamata mixedema, che può essere pericolosa per la vita. Una diagnosi tempestiva e un trattamento valido sono essenziali per prevenire le complicazioni più serie.

Cosa mangiare a colazione per tiroidite di Hashimoto?

Per la tiroidite di Hashimoto l’alimentazione è importante ed è utile seguire una dieta equilibrata ricca di frutta, verdure e proteine magre. A colazione sono consigliati alimenti come yogurt greco o altri tipi di yogurt ricchi di probiotici, frutta fresca, cereali integrali come avena e noci o semi per aggiungere acidi grassi essenziali. I cibi da evitare con la tiroide di Hashimoto sono invece quelli altamente trasformati, piccanti, irritanti e che contengono grandi quantità di iodio.

Quale differenza tra tiroidite di Hashimoto e morbo di Basedow?

La principale differenza tra tiroidite di Hashimoto e morbo di Basedow è la loro relazione con la funzione tiroidea. La tiroidite di Hashimoto di solito porta a ipotiroidismo, con la tiroide che diventa meno attiva nel tempo. Il morbo di Basedow invece è associato a ipertiroidismo, situazione nella quale la tiroide è iperattiva. Entrambe sono malattie autoimmuni ma con manifestazioni opposte in termini di attività tiroidea.

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