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Depressione: che cos’è, sintomi e come si cura online

Revisionato da: Elty~November 11, 2024
6 minuti
depressione

La depressione: che cosa è davvero?

La depressione è un problema quanto mai diffuso ed attuale. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’anno 2020 la depressione sarà, dopo le patologie cardiovascolari, la seconda causa di disabilità a livello mondiale. Si pensi che, considerando la sola Italia, si stima che circa 1,5 milioni di persone soffrono di depressione, mentre il 12% della popolazione italiana (più di 7 milioni) ne ha sofferto, nel corso della vita, almeno una volta.

Il disturbo depressivo maggiore, così come codificato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (noto anche con la sigla DSM, a oggi arrivato alla 5°edizione), rappresenta una seria problematica non solo per chi ne soffre, ma anche per i familiari e per le persone vicine al depresso, che si trovano spesso impotenti e impreparate ad affrontare la situazione. A un livello più alto, il problema investe tutta la collettività, sia in termini di spesa per il welfare (cure medico-psichiatriche, assistenza), sia sotto il profilo delle ricadute sulla società (disoccupazione, abbandono scolastico, ritiro relazionale).

È quindi cruciale sviluppare degli strumenti di diagnosi della depressione tempestiva, in modo da poter intervenire nel più breve tempo possibile. Tuttavia, se parliamo di diagnosi, cosa intendiamo esattamente per “depressione”? Il termine è piuttosto abusato, e molti sono i quadri psicopatologici che, spesso con una certa disinvoltura, sono collocati sotto l’ombrello di “sindrome depressiva”. Ci concentreremo qui sulle più tipiche accezioni del termine, evidenziando come i diversi casi presuppongano differenti approcci alla cura, e come uno strumento di consultazione psicologica online come Elty possa fornire un valido supporto al trattamento.

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La depressione e i sintomi fisici e mentali

Depressione maggiore e depressione reattiva

Le prime definizioni di depressione che richiamiamo fanno riferimento a un quadro psicopatologico “severo”, le cui manifestazioni sintomatologiche sono direttamente osservabili “facilmente” classificabili.
Il “disturbo di depressione maggiore”, detto anche depressione endogena o unipolare, è un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi come: profonda tristezza, calo della spinta vitale, perdita di interesse verso le normali attività, pensieri negativi e pessimistici. Si accompagna a sintomi fisici come rilevante perdita o aumento di peso, diminuzione o aumento dell’appetito, agitazione o rallentamento psicomotorio, alterazione del ciclo sonno-veglia. Perché si possa diagnosticare un disturbo depressivo, questi sintomi devono essere presenti per un periodo di almeno due settimane, con concomitante e significativa alterazione del normale funzionamento dell’individuo e evidenti ripercussioni sulla sfera professionale e di relazione.
Spesso una depressione può innescarsi a seguito di un evento traumatico o a un avvenimento doloroso (ad esempio un lutto; la fine di un rapporto amoroso; la perdita del lavoro; l’insorgenza di una patologia): si parla in questi casi di “depressione reattiva”. Qui, l’aspetto rilevante per una diagnosi corretta è il livello e l’espressione della sofferenza, che è caratterizzata da un’intensità e una durata sproporzionate rispetto alla “normale” reazione di fronte a simili eventi.

Depressione cronica e depressione ansiosa

Se la sintomatologia depressiva perdura oltre i due anni, si parla invece di “depressione cronica o persistente”.  A questo livello si assiste a una sintomatologia depressiva cronica, caratterizzata da almeno due sintomi tra insonnia o ipersonnolenza, perdita o aumento di appetito, difficoltà di concentrazione, stanchezza, sentimenti di disperazione, bassa autostima.

Infine, un’ultima categoria fa riferimento a quei quadri dove, accanto ai sintomi depressivi, sono presenti stati ansiosi di varia intensità, dall’eccitamento motorio all’angoscia vera e propria: si tratta della “depressione ansiosa”.
Fin qui siamo nel campo delle diagnosi psichiatriche, dove vi sono criteri diagnostici osservabili, e in cui le manifestazioni sintomatologiche si organizzano in quadri psicopatologici definiti, che richiedono, come vedremo, interventi strutturati su più piani.

La depressione ansiosa e la depressione in senso lato

Accanto a queste definizioni più “cliniche” di depressione, si assiste a un uso più disinvolto, quasi colloquiale, del termine. Ci riferiamo a tutti quei casi in cui s’indicano, col termine “depressione”, quei sentimenti di tristezza, demotivazione, stanchezza, malinconia che tutti possono provare in alcuni momenti critici della vita e che hanno, in realtà, poco a che fare con le sindromi depressive vere e proprie.

La psiche, infatti, ha un andamento fluttuante, che alterna stati di ordine a stati caotici, dove l’equilibrio prima raggiunto è perso e si rende necessaria una nuova configurazione: l’umore segue quest’andamento e quando si deflette, quando produce frustrazione e sofferenza, ci fornisce il propulsore che ci spinge verso nuovi equilibri di vita; in altre parole verso il cambiamento. Una vita di perenne felicità, senza scossoni, non è possibile né desiderabile, perché priverebbe l’uomo di quella tensione necessaria al suo sviluppo psichico. È importante differenziare i quadri depressivi “veri e propri” dai sentimenti di “normale” tristezza e insoddisfazione, perché il rischio è di “patologizzare” queste esperienze privandole della loro dimensione individuale e del potenziale di cambiamento che, come ogni sintomo psicologico, portano con sé. Esclamazioni apparentemente innocue come “Oggi sono davvero depresso!”, oppure come “Ho paura di cadere in depressione!”, quando utilizzate per riferirsi a normali momenti di difficoltà esistenziale, tradiscono in realtà la tendenza, comune nella società odierna, a stigmatizzare ogni sentimento percepito come “negativo”,  che deve così essere ricondotto a un’origine patologica e quindi “trattato” come si trattasse di un’infezione, la cui causa è esterna e indipendente dall’organismo colpito.

Con ciò non si vuole minimizzare l’impatto sulla società della diffusione delle sindromi depressive (che va assumendo proporzioni preoccupanti, come già ricordato in precedenza), quanto piuttosto porre l’accento sull’importanza di differenziare tra i diversi fenomeni, poiché, tra gli altri aspetti, essi richiedono differenti approcci alla cura.

Come si cura la depressione?

La cura della depressione può avvenire con modalità differenti, ma secondo le linee guida più riconosciute, il trattamento d’elezione per questo disturbo prevede l’abbinamento di una terapia farmacologica con antidepressivi (almeno in una prima fase) e di una terapia psicologica/psicoterapeutica a frequenza settimanale o bisettimanale.  Ci stiamo qui riferimento ai quadri depressivi più gravi, quelli che abbiamo definito come depressione “in senso stretto”. In questa forma più “severa”, s’intuisce bene come la sindrome depressiva richieda un “setting psicologico” di trattamento (ovvero l’insieme di condizioni esterne, fattuali, e interne, relazionali, che caratterizzano lo spazio di cura) particolarmente strutturato e stabile, e la collaborazione di diverse figure professionali (psichiatra e psicologo/psicoterapeuta).

Per quanto riguarda invece la cura della depressione in “senso lato”, parliamo invece di resettare tutti quegli stati che spesso rappresentano la necessità di un cambiamento, di una ridefinizione di valori e priorità nella vita di un individuo. Come tali, essi rappresentano quindi delle opportunità, e in questo senso un percorso psicologico, sia esso psicoterapia o counselling psicologico, può essere cruciale per permettere alla persona di sfruttare al meglio il loro potenziale trasformativo, superando al contempo gli aspetti sintomatologici invalidanti. Di norma, percorsi di questo tipo non prevedono il ricorso a farmaci, sono più brevi (anche se non è possibile stabilire una durata a priori) e non necessitano un setting troppo strutturato.

Cura la depressione online

Alla luce di quanto detto, come può inserirsi un servizio come quello offerto da Elty all’interno di un quadro complessivo del trattamento della depressione online?

Nei casi più “severi”, che richiedono un intervento strutturato su diversi piani, Elty può sicuramente rappresentare uno strumento di supporto dove la depressione si cura online. Ad esempio, spesso la presa di contatto con il paziente depresso è ritardata per lo stigma sociale e la vergogna che queste problematiche sempre comportano; rispetto a questo tema, Elty offre la possibilità di un invio meno formale, più “protetto”, tale da facilitare il ricorso alla terapia da parte di persone che altrimenti non si rivolgerebbero allo specialista, o lo farebbero solo tardivamente, quando la depressione si è ormai radicata e risulta più difficile da trattare. Da questo punto di vista, Elty potrebbe rivelarsi un valido strumento di diagnosi della derpressione precoce, oltre che un primo prezioso step d’indicazione al trattamento, per meglio impostare gli interventi successivi.

Nei casi più “lievi”, invece, Elty può rivelarsi uno strumento autosufficiente e più “flessibile” rispetto ai canali tradizionali, garantendo un più rapido accesso per chi presenta limitazioni di vario grado (fisiche, professionali, personali). Il dibattito circa le diverse indicazioni tra terapia psicologica online e “sul lettino” è ancora aperto, e sicuramente vanno considerate le ricadute sulle differenti variabili che caratterizzano la terapia derivanti dall’assunzione di uno strumento piuttosto che di un altro. In ogni caso, considerati i vari aspetti trattati, ritengo che Elty possa sicuramente offrire un prezioso spazio di ascolto e di messa a confronto dei vissuti depressivi, valido nel trattamento di queste problematiche.

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